LA STORIA È UN RACCONTO:
“C'era una volta...”
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Ti ho promesso che ci eserciteremo qui in un laboratorio di storia e ora ti presento una prima definizione. Devi, per ora, leggerla attentamente, non ti chiedo di impararla a memoria, ma di provare a capirla.
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Noi abbiamo definito i nostri incontri laboratorio di storia, non nel senso di sviluppare la materia storia, quella che c’è nel libro di testo, ma di imparare il “mestiere” dello storico, cioè impariamo a ragionare sui fatti del passato e a impadronirci di qualche strumento per diventare dei “piccoli storici”.
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Piccoli perché non ci occupiamo di grandi fatti, ma di avvenimenti minori, che hanno a che vedere con noi e perciò per noi sono molto importanti. Degli storici di professione perciò useremo alcuni strumenti.
Intanto chi è lo storico? E che cosa fa? La risposta a questa domanda probabilmente te la fornisce il tuo manuale scolastico. Dobbiamo però riprendere alcuni elementi per fare dei primi ragionamenti1.
Lo storico è soprattutto uno che racconta. Qui ti propongo qualche distinzione.
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Lo storico è uno che fa il mestiere di scrivere opere di storia, cioè racconta fatti importanti avvenuti in passato.
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Per fare questo deve trovare tutto quello che gli permetta di ricostruire l’avvenimento come è realmente accaduto in modo il più possibile completo e preciso.
Esprimi un giudizio: secondo te, quando un avvenimento può essere ritenuto importante da meritare di venire riportato nel libro di storia che studi a scuola2?
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Per poter raccontare, deve cercare tutto ciò che gli serve. Siccome i fatti di cui si interessa non sono di oggi e appartengono al passato, la ricerca sul passato è il primo fondamentale momento del suo lavoro. Il racconto, cioè la descrizione del fatto, viene dopo.
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C’è però una atteggiamento importante nel ricercare: deve essere onesto, non raccogliere solo le notizie che gli piacciono e tralasciare quelle a lui non gradite e nel racconto deve essere completo cercando di essere “obiettivo”3 .
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Queste notizie riguardanti un fatto le deve collocare secondo l’ ordine di svolgimento (quali sono avvenute prima, quali dopo…), un ordine cioè sequenziale.
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Quando lo storico conosce tutto quello che è possibile, allora comincia a capire, o pensa di capire, quali sono state le cause che hanno partecipato alla nascita e allo sviluppo di un fatto e quali conseguenze esso ha avuto su altri fatti successivi. Comincia a collegare tra loro avvenimenti diversi.
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Allora nasce il bisogno, la voglia o, se lo fa per mestiere, il compito di raccontare.
Ricercare notizie (su noi stessi), metterle assieme, e raccontare qualcosa della nostra vita4 è il cammino che proprio ora iniziamo.
Stavolta si parte sul serio
Non da solo ma in gruppo si va alla ricerca di un passato, ma solo per curiosità o con un obiettivo preciso? A questa domanda troverai la risposta per strada.
Essere in gruppo, stare in gruppo, lavorare in gruppo, cioè fare gruppo, significa ascoltare gli altri e mettere in confronto il proprio passato con quello di ragazzi della tua età.
Se racconto un avvenimento capitato oggi, preferisco dire che racconto un “fatto” (letto sul giornale, che mi è successo, a cui ho partecipato…). Di solito, non uso l'espressione racconto una “storia”. La parola storia è strettamente legata al concetto di passato.
Se devi iniziare a “raccontare una storia”, quali sono le prime parole che useresti (non vale l'espressione: “C’era una volta…”)?
Il gruppo ha segnalato: “Tanto tempo fa…, Quel giorno…, Successe che…, Mi ricordo che… Un giorno…, Mi ricordo quando ero piccolo…, Quella volta che …, Mi hanno raccontato …
E adesso, cominciamo a fare dei “ragionamenti”. Sei invitato a dare il tuo contributo esprimendo il tuo punto di vista di fronte a queste “provocazioni”5.
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Secondo te quanto tempo fa “c'era una volta”? È un passato, ma quanto passato? Domanda un po' “furba”: è un passato prossimoo unpassato remoto?
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Si può raccontare una storia del futuro?
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In questo caso (racconto del futuro) ti sembra che la parola “storia” sia appropriata? Per costruirla, infatti, non vado a cercare notizie ma utilizzo la fantasia. Però sempre con l’occhio del presente6.
Tieni presente intanto i due verbi che incontreremo spesso:
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“Mi ricordo che…” “Mi ricordo personalmente…” Vuol dire che in quel fatto c’ero, ho partecipato. In questo caso qual è il primo strumento di cui mi devo servire? È la memoria, che fa rivivere il ricordo.
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“Mi hanno raccontato…” In questo caso il primo strumento che metto in esercizio è la capacità di ascoltare.
Ti ricordi che “esercitarsi ad ascoltare i compagni” è una delle regole fondamentali che abbiamo messo come impegno nella prima scheda?
Esercizio di riflessione: secondo te, perché spesso è difficile ascoltare?
Dalla riflessione di tutto il gruppo abbiamo tratto le seguenti risposte:
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Perché si è distratti (finché l'udito ascolta i suoni, la mente va da qualche altra parte.).
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Perché quello che ascolto è noioso.
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Perché quello che ascolto non m’interessa.
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Perché ci sono rumori.
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Perché ci sono interruzioni.
Perché quello che parla è uno che non sa parlare, non si fa capire.
Vorresti aggiungerne qualche altra?
Esercizio di scrittura: Racconta (molto brevemente): “Quella volta non ho ascoltato. Che cosa è successo?”
Ti sei già accorto/a quanto sia difficile ascoltare e quanta fatica fa l’insegnante per farsi ascoltare? Tuttavia, imparare ad ascoltare è l’obiettivo formativo più importante che vorremo raggiungere nel nostro laboratorio. Ci riusciremo? Mah!
Le immagini raccontano
Abbiamo condotto una serie di esercizi per giungere a sperimentare che molte immagini non descrivono soltanto, ma assai spesso raccontano.
Sta alla sensibilità di chi osserva un'immagine andare oltre alla semplice rappresentazione di qualcosa (un ritratto, un paesaggio, degli oggetti messi assieme…) che è contenuto, andare alla ricerca di un racconto che può emergere o da tutto l'insieme o anche da un particolare.
Ciò sembrerebbe alla portata solo di chi è già esperto, ma, dall'esperienza che abbiamo fatto, non è difficile ottenere risultati pure da parte di chi è alle prime armi.
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Abbiamo scaricato da Internet una bella riproduzione di un quadro famoso di Brueghel il Vecchio, Cacciatori nella neve (1525)7.
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Osservando attentamente il quadro, tu hai visto che l'insieme è molto più complesso di quanto non indichi il titolo: non ci sono solo cacciatori e la neve, ma una serie di scene in primo e secondo piano caratterizzati da molti particolari (come l'insieme di persone, perlopiù bambini, che stanno pattinando sul ghiaccio, …).
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Dopo una attenta “ricognizione” delle varie scene raffigurate, con una descrizione il più possibile dettagliata che ha richiesto da parte tua la maggiore capacità di osservazione, ti è stato chiesto di realizzare un testo libero, nel senso che, prendendo lo spunto da qualcosa che ti ha colpito o che tu hai immaginato, tu avevi la massima libertà di procedere senza alcun vincolo.
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Il testo libero da te creato (un piccolo racconto, l'impressione…) è ciò che il quadro ti ha raccontato.
Ora puoi procedere anche con il seguente esercizio di scrittura (tu, infatti, alla fine devi scoprire che hai delle capacità anche come scrittore). Ti viene dato l'inizio di un testo (leggi attentamente!) che devi completare.
Laura non aveva mai guardato con attenzione quella grande fotografia che la nonna aveva attaccato al centro della parete, ma quel pomeriggio dopo la merenda ne fu colpita, si avvicino a pochi centimetri e la foto iniziò a raccontare8…….
Potresti decidere di continuare in questi esercizi, raccontando la storia di un anno scolastico, di una vacanza, di un viaggio….
Adesso cominciamo a “ragionare sul passato”…
… cioè, finalmente, cominciamo a parlare di “storia”.
Se un giorno tu volessi scrivere la storia della tua vita, di che cosa avresti bisogno9?
Avresti bisogno di parecchi “mattoni” per ri-costruire (meglio: ripercorrere) il cammino che hai fatto fino ad ora.
Questi mattoni sono le tracce che hanno segnato il tuo cammino e che ora puoi ritrovare.
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Ti puoi servire dei tuoi ricordi personali (mi ricordo che….), oppure di quello che persone, foto, oggetti raccontano del tuo passato (mi hanno raccontato….).
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Tutto questo è l’insieme delletestimonianze.
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Lo storico raccoglie le testimonianze (i ricordi personali, spesso, non servono perché il racconto dei fatti passati è troppo lontano nel tempo) per ricostruire fatti o storie realmente avvenute nel passato.
Che cosa sono le tracce?
Tracce del tuo passato: (se parliamo di te, oppure della tua famiglia, del paese…) sono quelle che si aggiungono ai ricordi: giocattoli, fotografie, oggetti vari…
Ormai sai benissimo riconoscere che le tracce sono testimonianze, le fonti per ricostruire, ad esempio, la storia di una vita o di una famiglia.
Esercizio suggerito: cerca sul Dizionario10 la definizione che ti sembra più adatta della parola “traccia” come la stiamo usando qui, e riportala sotto.
Eccoci alla seconda puntata delGRANDE CONCORSO
Questa volta ti propongo domande che hanno a che vedere con il passato religioso del tuo Comune o del tuo territorio, quale è testimoniato dalla presenza di una serie di “tracce”. Tu devi individuarle e cercare di riportare alcune notizie su di esse.
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Qual è l'edificio religioso più antico del tuo Comune?
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Qual è invece, l’edificio religioso più recente?
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In che data si celebra la festa del patrono del tuo comune?
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In quale epoca è vissuto e come ha trascorso e concluso la sua vita (in pochissime righe devi delineare una traccia della sua biografia).
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Oltre alle chiese ci sono altre tracce della religiosità del passato: soprattutto capitelli delle contrade o in qualche edificio. Indicane almeno tre sottolineando a quale santo sono dedicati
1 Ma che cosa è un ragionamento? Faccio un ragionamento ogni volta che attraverso un discorso, che parte da premesse, mi propongo di dimostrare qualcosa in modo tale che le mie conclusioni siano convincenti e accettate anche da coloro con cui sto dialogando. Io, tuttavia, posso fare anche dei ragionamenti con me stesso (in questo caso definisco i miei ragionamenti dialogo interiore), convincendomi, ad esempio, che è opportuno o no fare una determinata cosa.
2 Bella domanda, non ti pare, forse alquanto difficile? Qui è richiesto solo un tuo giudizio.
3 Ma per un sacco di motivi, questo pare avvenga raramente.
4 Raccontare la tua vita non è, come potresti pensare immediatamente, stendere un elenco di fatti che ti sono capitati e per nulla eccezionali, insomma quelli che capitano a tutti e perciò poco interessanti, ma un lavoro molto che importante, ed è la scoperta che faremo assieme.
5 Qui non si vuole “provocare” nessuno, è chiaro, ma porre delle domande che spingono il destinatario a dare delle risposte il più possibile personali e originali.
6 Tu capisci ora come la parola storia sia usata in senso molto ampio, come hai già visto. Potremmo fare un esercizio interessante: vedere un film (magari solo uno spezzone) che immagini il futuro e discutere quanto del mondo che conosciamo è presente in quello futuro.
7 Noi l'abbiamo scaricata dal seguente sito: http://www.settemuse.it/pittori_scultori_europei/pieter_bruegel.htm (o in tanti altri).
8 Rifletti sul verbo: la foto iniziò a raccontare. Che cosa può raccontare una foto? Una favola? Se è una foto, no, dev'essere qualcosa di reale (persone, oggetti, ambienti,….) che è stato fissato per conservare un ricordo. Attento, quindi, non bisogna lasciare correre troppo la fantasia!
9 Nota: parlare della “storia della vita” per ragazzini che hanno 11/12 anni mi pare, per ora, molto impegnativo (ma anche 10-11 anni non sono pochi per una storia…). È meglio che usiamo l’espressione “il mio passato”.
10 Se appartieni al gruppo di chi già usa anche Internet per le ricerche scolastiche, sai che il dizionario della lingua italiana si può trovare anche on-line? Ce ne sono di molto semplici per la scuola elementare e anche di molto estesi e completi per le scuole superiori. Io ti consiglio http://www.dizionario-italiano.it/ , che è assai accessibile. Utilizzandolo puoi risparmiare del tempo.
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