ORGANIZZIAMOCI
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Si comincia sempre con varie raccomandazioni
Il compito che mi è stato assegnato consiste nel farti da guida per una migliore preparazione al grado di scuola successiva, nella quale ti sarà richiesta una maggiore e più personale capacità di riflessione, oltre ad essere più autonomo tu nell'esecuzione dei tuoi impegni.
Se è possibile, ti chiederò di utilizzare la posta elettro-nica; per questo ho bisogno del tuo indirizzo e-mail. Se non ne sei in possesso, potrai chiedere di utilizzare quello di un compagno del nostro gruppo, e così esperimenti anche un modo di collaborare fra di voi.
L'utilizzo delle e-mail non solo mi permette di inviarti le schede e altro materiale svolto durante il laboratorio, risparmiando così una notevole quantità di fotocopie, ma ti consente di comunicare direttamente con me, inviandomi ciò che tu hai prodotto in modo che io possa, a mia volta, indirizzarti suggerimenti, correzioni in modo personale e mirato.
Ogni nostro incontro viene ripreso in una scheda, come dire un capitolo di un libro, che ti è inviata. Essa rappresenta un passaggio, un piccolo pezzo di percorso ma, si sa, che un lungo importante cammino è fatto di tanti piccoli passi. Ogni singola scheda di tanto in tanto va riletta così tu ogni volta approfondisci un po’ di più il suo contenuto.
Puoi aggiungere pure qualche tua nota, commento personale, riflessione, il che ti è permesso usando il tuo programma di videoscrittura.
La scheda contiene qualche esercizio da completare per casa ed è inviata in un giorno preciso della settimana, in modo che tu possa organizzare bene il tuo lavoro, avendo anche il tempo di chiedere l'aiuto di qualche familiare.
Può succedere in un secondo tempo che, usando questo strumento, ti abituerai a comunicare con gli amici in modo più utile e interessante che con le chat che pare oggi tutti usino[1], del tutto irrilevanti, e pure senza un contenuto. Per di più, hai a disposizione un'ottima occasione di allenamento per sviluppare le capacità di scrittura di cui sei certamente in possesso, ma che non emergono perché non trovano occasioni per esercitarsi.
Una raccomandazione finale: le schede che ti arrivano, dopo averle completate con gli esercizi proposti, le stampi e le conservi in un contenitore che porterai sempre con te ad ogni incontro. Alla fine, ti accorgerai che, insieme, abbiamo costruito un vero e proprio libro.
E si fissano obiettivo e regole
Che ci fai qui insieme a un gruppo di tuoi compagni? Lo scoprirai (e lo imparerai) un po’ alla volta. Per ora ti dico solo che, assieme al gruppo dei tuoi compagni, innanzitutto sei qui per giocare. Il tuo, tuttavia, deve essere un gioco divertente, perché, ovviamente, se non diverte, non è un gioco e allora vuol dire che qualcuno (magari la guida) sta sbagliando.
Ma a cosa si sta giocando? Qui, soprattutto all'inizio, è richiesto quasi sempre di rispondere a delle domande (così alleni e aumenti la tua capacità di riflessione). Più avanti farai nuove esperienze.
Ogni gioco ha le proprie regole da seguire in modo rigoroso e con impegno.
- Prima regola: devi partecipare vincendo la timidezza. Qui siamo tutti bravi! Ma devi essere attento al pericolo opposto: a non strafare, cioè imparare la pazienza, lasciando spazio agli altri.
- Seconda regola: devi imparare a parlare, esprimendo quello che pensi, anche se ti sembra che non sia importante o che gli altri abbiano già detto tutto.
- Terza regola: devi imparare ad ascoltare gli altri, cercando di ricordare quello che hanno detto (faremo degli esercizi di attenzione).
- Quarta regola: ricordati che è sempre un gioco. Non devi aver paura di voti e di giudizi, devi sentirti libero e anche bravo perché hai qualcosa da dire e devi trovare il coraggio di poterlo dire. Allo stesso tempo, quando un tuo compagno sta parlando, impara a non inter-romperlo, intervenendo solo dopo[2].
- Quinta regola: quando vuoi intervenire, prenota l'inter-vento alzando la mano e aspetta che ti sia data la parola da chi dirige il gruppo (per ora l'insegnante, ma con il tempo darò a qualcuno di voi di volta in volta l'incarico di dirigere, e ti accorgerai che è uno degli impegni più difficili).
Così facendo, non soltanto diventerai più bravo, ma soprattutto aumenterai la capacità di stare in mezzo agli altri e di crescere come persona.
È un gioco sì, ma un gioco un po' particolare
Stai partecipando a un laboratorio. Che cos’è un laboratorio? Lo abbiamo chiesto a tutti i compagni e dalle loro risposte abbiamo ricavato che:
- è un posto dove si fanno degli esperimenti (io ho aggiunto: dove si fanno esperienze).
- S’inventano/si producono delle cose nuove (io ho aggiunto: per mettervi alla prova).
- E, soprattutto, dove tutti (anche il responsabile del gruppo) imparano attraverso gli errori[3].
- Per poter comunicare ad altri i risultati a cui si è giunti.
Insieme a tutti i tuoi compagni, diventi perciò un protagonista.
Insisto dicendo che quello che produciamo qui serve agli altri. Ma a chi? Ai compagni, ma anche ai loro insegnanti perché fanno esperienza anch’essi di come voi state imparando e delle vostre conquiste.
E, infine, voglio raccontare la nostra avventura per farla conoscere. Per questo ho deciso di non mantenere il materiale all'interno del nostro piccolo gruppo, ma di renderlo pubblico in modo che questa esperienza venga anche giudicata, criticata e, magari, qualche volta imitata.
A questo punto una tua compagna ha fatto una prima importante scoperta:
il nostro laboratorio non serve per imparare cose nuove, ma apprendere un nuovo modo di imparare.
Ti accorgerai che userò molto spesso delle immagini per renderti più facile capire. Userò delle “metafore”.
Per spiegarti dove stiamo andando uso la seguente immagine (metafora):
Immaginiamo di essere un gruppo di ragazzi che, insieme a una guida, vanno a fare un’escursione. La guida non conosce il gruppo che le viene affidato perciò non decide prima la meta, ma la progetta e l’adatta alle capacità di cui il gruppo darà prova. È capace di camminare molto senza scoraggiarsi o affaticarsi, oppure preferirà non avventurarsi in luoghi sconosciuti? La guida, com'è giusto, prima metterà alla prova e poi disegnerà il percorso. Potrà pensare di arrivare assieme su una importante vetta o dovrà accontentarsi della collina vicino a casa? Mah, non lo sa (per ora).
Un laboratorio di storia?
Il laboratorio a cui partecipi potrebbe essere definito un laboratorio di “storia”.Qui però dobbiamo chiarirci le idee.
- Attenzione, noi facciamo un laboratorio di storia, ma non quella che stiamo studiando a scuola (i Greci e i Romani e alle medie il Medioevo ecc.). Quella è una materia scolastica da apprendere. Per insegnarla ci sono già i tuoi insegnanti a cui non voglio rubare il mestiere.
- Vogliamo invece capire la storia. Questo è un discorso per ora un po’ difficile, ma abbi pazienza, vedrai quante scoperte faremo[4]!
Partiamo giocando con la parola Storia. Cosa ti viene in mente quando senti questa parola?
Intanto che essa è un termine usato molto nel linguaggio quotidiano. Solo per fare qualche esempio: che brutta (bella) storia…, non fate storie! … Mamma, raccontami quella storia! … Ma questa è un’altra storia… Prova ad aggiungere tu qualche altra espressione
Immediatamente riesci a comprendere che non tutte queste espressioni possono essere collegate alla “materia scolastica”, invece hanno un significato che si allontana completamente da questo contesto (insistiamo sulla parola “contesto” spiegando con un esempio pratico che cosa è )[5].
Cosa ti fa pensare l'espressione: “a scuola studiamo la Storia”? Riporto qui alcune risposte che ho raccolto da te e dai tuoi compagni: la storia delle civiltà e dei popoli – la storia sono i documenti che noi studiamo - è quella materia che si studia per ricordare i fatti del passato - è un documento che qualcuno ha trovato e che è stato riportato nei libri - la storia da quando è nata la terra e poi quando sono nati gli animali, quando è nato l'uomo - la storia di quando è stata fondata una città, di come si è sviluppata …
Ecco un piccolo problema su cui dovremo un po' riflettere: c'è la “storia” (cioè quella che noi studiamo come materia scolastica) o ci sono tante “storie”?[6]
Nota: Lo svolgimento di questo esercizio permette di far comprendere come il termine storia sia una parola molto importante, viene usata molto spesso, ma legata a significati molto diversi: più o meno importanti.
Il mondo è tutto un GRANDE CONCORSO, noi possiamo farne a meno?
Al nostro laboratorio è abbinato un concorso, e ovviamente sarà un concorso a premi.
Ad ogni tappa del nostro percorso ti propongo delle domande, a dire il vero piuttosto facili, almeno all’inizio, ma per dare la risposta giusta è richiesto un piccolo esercizio di ricerca.
Devi andare a trovare la risposta in qualche luogo, da qualcuno, esercitando la tua possibile capacità di agente investigativo. È inutile che ti dica che questo è una cosa piacevole (in apparenza), ma molto formativa. Ovviamente il concorso ti darà dei punti e alla fine potresti essere il vincitore al quale viene dato un riconoscimento in “premi di elevata qualità”. Ma la soddisfazione maggiore sarà quella di essere sempre riuscito ad addestrarti dove cercare, trovare la risposta, decidere se la risposta trovata è quella giusta.
Il risultato è frutto della tua iniziativa e intuizione. Naturalmente puoi (anzi devi) ricorrere a qualche aiuto (genitori, insegnanti, fratelli più grandi, enciclopedia, internet…). Ed eccoti la prima prova.
UN ECCEZIONALE INCONTRO
Leggi questo raccontino (non è proprio inventato, ma è il riassunto un po’ “adattato” dell’inizio dell’opera più imporrante della letteratura italiana).
A un certo Dante, un signore, giusto giusto di mezza età, capitò di perdersi in una foresta molto fitta e resa pericolosa anche dalla presenza di animali feroci che gli avrebbero impedito di uscirne sano e salvo. Tutto pieno di paura, questo personaggio stava pensando a cosa poteva succedergli, quando incontrò un altro signore molto autorevole, che lo rassicurò dichiarandogli che gli avrebbe indicato la strada di uscita da quella foresta purché avesse avuto il coraggio di seguirlo per il sentiero che gli avrebbe mostrato. Questo signor Dante accettò e iniziò così un lungo cammino che l'avrebbe portato a fare delle esperienze e degli incontri nuovi che nessun altro aveva fatto o avrebbe fatto in futuro.
Elenco delle domande:
- Da quale grande opera di letteratura italiana è ricavato questo inizio (riassunto e adattato)?
- Qual è il cognome del signor Dante?
- In quale città italiana era nato e in quale anno?
- Come si chiama il personaggio che il signor Dante ha incontrato e che l'avrebbe aiutato?
- Questo signore incontrato quale professione faceva?
- Questi, stranamente, non era una persona viva, ma era … (completa).
- Riporta le prime sette parole di quest’opera.
[1] Chattare on line, è una attività che tu pratichi? Probabilmente (per ora) no, anche perché i genitori giustamente ti controllano. Ma, se pure uno riesce a evitare pericoli di incontri indesiderati, il chattare è una esperienza completamente diversa dal comunicare on line , questo sì da incoraggiare, ma, come tutte le cose belle e difficili, richiede addestramento e una certa maturazione. Però si può sempre iniziare con qualche tentativo. Non ti pare?
[2] Ti accorgerai che è uno degli esercizi più difficili
[3] Rifletti: se in cucina vuoi creare una torta nuova, ma viene fuori una “roba” immangiabile, è importante che tu capisca dove hai sbagliato; gli ingredienti erano quelli giusti? Sono stati messi assieme nell’ordine giusto? La temperatura del forno troppo alta o bassa?… Se capisci dove hai sbagliato, solo così la prossima volta saprai fare la torta!
[4] Ti do una traccia: la storia non sono soltanto i grandi avvenimenti riportati nei libri che noi dobbiamo assolutamente studiare; la storia sono anche avvenimenti quotidiani che ogni giorno costruiscono noi stessi e il mondo che ci circonda. Fare, quindi, un laboratorio di storia significa cominciare veramente a riflettere su noi stessi, partendo da ciò che ci capita e da ciò che, nel passato, lontano, ma soprattutto più vicino a noi, ha costruito il mondo in cui noi viviamo e cresciamo e impariamo a esserci (potremmo dire, in modo un po' più tecnico, il nostro tempo e il nostro spazio). Un po' più facile ora?
[5] Se l’insegnante improvvisamente in classe usa l’espressione “Qui siamo messi proprio male!”, a cosa può pensare?
- Che gli alunni sono proprio dei brocchi e non si riesce a fare niente di serio.
- Che l’aula è inadeguata, troppo piccola, manca la lavagna, i banchi sono vecchi, l’aula è sporca.
Come faccio a capire quale significato l’insegnante dà alla sua frase? Hai indovinato: dalle frasi precedenti e dal tono di voce. Cioè dal contesto (parola nuova da memorizzare).
[6] Se hai un po’ di pazienza, una risposta a questa “strana” domanda la trovi proprio nell’ultima scheda del laboratorio.
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