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La dimensione storica
Intendendo portare dei ragazzini a nuove esperienze, ho dovuto disegnare il percorso. Traccia e percorso individuati hanno dato a questo “laboratorio di avviamento alla ricerca”, come inizialmente inteso, la caratterizzazione di un laboratorio di avviamento alla comprensione della “storia”, non come un susseguirsi di avvenimenti da conoscere e ricordare, ma come modo di “essere” più consapevole nel proprio tempo .
Noi, infatti, non viviamo in un generico, anche se complesso, “presente”. Lo scorrere di ogni giornata segna un movimento, una crescita, un andare da un prima a un dopo.
Ciascuno di noi viene pertanto da un passato “personale”, (la “propria” storia) e da un passato “comune” che ha dato forma a un ambiente, a un contesto, che ha esercitato e condizionato l'essere qui-ora.
Abbiamo degli strumenti a disposizione per un primo riconoscimento del passato: la memoria e il racconto. Memoria e racconto fondano la storia che, tuttavia, per chiarirsi, ha bisogno della ricerca.
Se la “grande” storia ha bisogno di specialisti della ricerca storica, la mia “piccola” storia, quella della mia famiglia, del mio territorio, ha bisogno di testimonianze. Esse con una certa facilità sono a disposizione.
Ogni traccia di storia2 mi fornisce un racconto del passato, ma sono soprattutto i testimoni di piccole e grandi vicende del passato che nei loro racconti danno vita e presenza ad esso.
Se accanto all'interesse e alla immediata curiosità per il racconto, promuoviamo la capacità dell'ascolto, come insegnanti, mi pare, siamo andati molto avanti perché ritengo che a questo punto in modo quasi spontaneo nascono pure le prime esperienze di riflessione personale.
Scoprire il passato, riconoscerlo nel presente, questo è un cammino che fornisce risultati di maturazione sorprendenti.
Appunti finali
Il lavoro svolto con i partecipanti è stato molto impegnativo e denso. Forse anche un po' al di sopra delle loro abilità di scolari di quinta elementare, ma la mia esperienza suggerisce che non è sbagliato porre paletti in apparenza superiori alle proprie capacità, perché questo mette in moto nuove e talvolta inaspettate energie. Ognuno può sentirsi provocato e spinto a mettersi alla prova.
La fatica di essere attenti, capire, riflettere negli incontri, al di là di quanto i ragazzi abbiano effettivamente prodotto, è senz'altro il miglior risultato che si potesse ottenere: favorire lo sviluppo di capacità di attenzione e di riflessione. È questa una buona preparazione per la scuola media, ed è quello che i partecipanti, secondo le loro capacità, portano con sé dopo l'esperienza.
Ho dato molto spazio anche al lavoro con le nuove tecnologie. Siamo del tutto immersi in un'era tecnologica e già i ragazzi usano con una certa disinvoltura strumenti che agli adulti sembrano più adatti alla distrazione che utili per un maggiore profitto scolastico.
A titolo di esempio, se l'insegnante potesse seguire i propri alunni attraverso l'e-mail, ciò permetterebbe di svolgere un insegnamento più individualizzato. Questo, tuttavia, per il lavoro quotidiano in una intera classe è improponibile, come minimo per mancanza di tempo.
Aver fatto questo per un gruppo limitato di ragazzi, ha permesso di esplorare le possibilità didattiche di questi strumenti (invio di materiale multimediale, compiti inviati in tempo reale, possibilità di suggerimenti personali, inizio d'un lavoro a scuola e poi completamento a casa…).
Pure l'accompagnatoria degli allegati aveva uno scopo: stabilire un contatto non impersonale, suggerire, incoraggiare, magari, se necessario, rimproverare: anche questo dà contenuto al rapporto educativo.
Infine, regola didattica fondamentale è che non è tanto la quantità delle cose che s’imparano che fa il grado d’istruzione e di cultura di una persona; la qualità dell'apprendimento è segnata dall'autonomia, dalla capacità di esprimere giudizi motivati, dal saper scegliere informazioni. Questo è un processo che non dovrebbe arrestarsi mai e che segna in particolar modo il percorso scolastico.
Porre delle semplici basi di alcuni processi già in quinta elementare è ormai ampiamente ritenuto indispensabile. È quello che si è considerato utile perseguire in questo nostro laboratorio.
1 La parola dialogo è, indubbiamente, il termine più proclamato come necessità nel linguaggio politico e delle relazioni tra popoli e culture diverse. Entra nei rapporti tra singole persone più come aspirazione e meta teorica (dialogo genitori-figli, dialogo scuola famiglia…) che come diffusa presenza.
2 "Tracce della storia nella mia città" ecco una ricerca molto interessante per chi però è già molto avanzato di possesso di capacità e strumenti
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