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Job.Scuola.Idee

raccolta di idee e strumenti per una DIDATTICA moderna

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Ma perché è così facile fare il male?

Anzitutto proviamo, a riflettere: siamo capaci di dare un giudizio “giusto” (vedremo in un prossimo capitolo cosa indichiamo con l’aggettivo “giusto”) alle azioni che, facciamo ogni giorno? Una volta si consigliava alla sera di “fare un esame di coscienza” cioè di rivedere la nostra azioni più importanti della giornata e di dare ad esse un giudizio. “Ho offeso un compagno? Si però era colpa sua, mi ha provocato... cioè cerchiamo delle scusanti a una nostra azione anche se siamo consapevoli che non è stata una gran bella azione... domandare scusa, cioè riconoscere il male di un’azione è sempre molto difficile. Però nel silenzio della nostra camera da letto e in una specie di dialogo tra noi stessi (dialogo interiore) forse è più facile arrivare alla verità: a pensarci bene, forse avevo delle scuse ma ho sbagliato, del litigio violento un buona parte è stata colpa mia…

Poi su certe azioni abbiamo le idee molto chiare. Chi, se non un malvagio del tutto, direbbe che uccidere una persona non sia una cosa molto grave. Per stiamo attenti, anche in questo caso le scusanti possono entrare lo stesso: “quell’uomo ha ucciso un ladro entrato in casa ma doveva farlo, o almeno il ladro se l’è cercata”.

Ma su altre abbiamo dubbi: “dobbiamo pagare una tassa, però se magari poi non vanno a controllare, faccio anche bene e non pagarla”.

Ma se in questo cosiddetto “esame di coscienza” (lo facciamo qualche volta?), invece di pensare soltanto se abbiamo fatto delle cattive azioni, pensassimo di dare un valore a una azione? Quindi non si tratta di fare l’elenco delle azioni “cattive”, magari quel giorno siamo stati “buoni” e non ce ne sono state. Ma ci sono azioni, atteggiamenti, che hanno un significato. Noi magari sul momento non ce ne accorgiamo ma poi ripensandoci (se siamo capaci di “ripensare”) …

Cosa vuol dire azione che ha un valore…

… e quindi noi indichiamo con l’aggettivo significativa? Che quella azione, o anche quel gesto, non è banale e ripetitiva come tantissime azioni che facciamo ogni giorno, può aver portato un cambiamento positivo in noi (ad esempio una piccola o grande conquista per noi stessi) oppure che è stata notata dalle persone con le quali siamo stati in relazione quel giorno. E infatti come sinonimi di significativo sono indicate le parole rilevante, importante. Ovviamente questo vale per un’azione buona ma è significativa anche un’azione cattiva (e allora non sarà una vittoria ma una sconfitta che noi riportiamo…). Credo che non sia difficile recuperare un elenco anche fitto di esperienze (positive o negative) significative nel proprio ricordo.

E così impariamo a dare un giudizio sull’azione ma anche su noi stessi (“perché mi sono comportato così offendendo? Cosa mi ha spinto a dare una mano o a fare un gesto di gentilezza verso un compagno/compagna che prima neppure mi accorgevo che c’era?”).

Il giudizio su quella azione compiuta diventa un giudizio morale. Riconosciamo che è stata un’azione buona o cattiva.

Il fondamento del giudizio del bene e del male e il criterio che lo stabilisce è la nostra coscienza morale (ne parleremo successivamente).

A questo punto noi possiamo giudicare in due modi (e questo vale non solo per le nostre azioni, ma anche quando ci formiamo dei giudizi sul mondo che ci circonda che poi ci accompagneranno per tutta la vita.

Possiamo giudicare riflettendo ed esaminando con la ragione, oppure possiamo lasciarci trascinare dall’emotività e dall’istinto. Ragionamento ed emotività sono sempre presenti in noi, solo che spesso l’emotività è più facile che faccia presa e abbia il sopravvento. Ciò è quello che avviene sempre ma certamente soprattutto nel periodo presente in cui viviamo la nostra vita, soprattutto perché le informazioni che noi riceviamo sono informazioni “visive”, non discorsive, e queste puntano quasi interamente sull’emotività.


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