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Job.Scuola.Idee

raccolta di idee e strumenti per una DIDATTICA moderna

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Ecco questa frase della guida può essere riportata in tutti i tempi della storia dell’umanità. Non ci sono state guerre o conflitti, o dittature nei quali la malvagità dell’uomo in guerra non abbia raggiunto vette incredibili. L’uomo non uccide soltanto come gli animali con una motivazione magari falsa, ma prova anche un gusto e una tendenza ad essere feroce, a fare soffrire. Molte volte capita, ma non è una loro colpa perché non ne sono consapevoli, che persino i bambini con i coetanei riescano ad essere molto crudeli, magari con le offese e poi quante volte i bambini cercano di fare del male anche ai fratellini perché soffrono di crisi di gelosia in quanto pensano che il fratellino porti via a loro l’attenzione e l’affetto dei genitori. Seguono un po’ il loro istinto, per cui è compito dell’adulto portarli a capire che non si fa del male all’altro e che l’affetto e l’attenzione hanno molti modi di esprimersi e, pertanto, il bambini più piccolo ha più bisogno di attenzioni.

Però non è sempre così, a complicare la cosa poi troviamo, sempre nella storia, persone che per fare del bene agli altri hanno sacrificato tutto di se stessi, talvolta anche la vita. E, allora, come la mettiamo? Qual è il vero uomo? Quello che uccide o quello che salva la vita magari a costo della propria?

Prendiamo qualsiasi bambino molto piccolo, anche si combina le marachelle, anche se qualche volta si mostra crudele, non è certo un bambino cattivo, per lo meno non lo fa con intenzione di essere crudele o cattivo. Ma, una volta cresciuto, potrebbe diventare una persona profondamente malvagia. Come mai?

Perché l’uomo, o almeno quell’uomo (non bisogna mai generalizzare!)  è cattivo? Ve lo siete mai chiesto? Oltretutto l’uomo non fa del male solo agli altri, anche del male se stesso, ad esempio distruggendo e rovinando l’ambiente e creando condizioni di vita sempre più difficili anche per se stesso. E nonostante oggi siamo a conoscenza delle leggi che regolano la vita sulla terra tuttavia l’uomo, pur essendo le consapevoli dei pericoli, continua per la propria strada, nonostante che la conoscenza, l’intelligenza, la ragione dimostrino chiaramente quale sarebbe la strada da seguire. Peggio ancora, talvolta le capacità e le conoscenze che l’uomo possiede sono utilizzate per raggiungere delle vette di malvagità che nessuno avrebbe pensato possibili.

Nel frattempo siamo tutti convinti che ciò che facciamo è male?

Offendere un compagno in teoria sappiamo che è male (perché lo fa soffrire) ma “in pratica” se lo vogliamo prendere in giro, non stiamo tanto a pensarci su. È abbastanza istintivo fare questa non bella azione e poi, di solito, non riflettere se la nostra azione ha avuto delle conseguenze.

Viceversa, se vogliamo fare una buona azione, qualche volta vorremmo essere lasciati in pace e pensare che siano gli altri a preoccuparsi, come nel caso se ci viene chiesto di impegnarci in una raccolta di offerte per qualche buona causa.

Siccome questa è una esperienza che facciamo tutti diciamo che è più facile fare del male piuttosto che operare per il bene? Fare del bene richiede un certo impegno, fare del male basta solo lasciarsi andare.

Ma allora “per la nostra costituzione o, se vogliamo, per la nostra natura, noi siamo “cattivi”? E, soprattutto con l’avanzare delle conoscenze o della civiltà o della cultura, siamo diventati più buoni? Questa è una questione su cui tanti hanno discusso e forse si può sempre proporla di nuovo per vedere come la pensiamo.

Alcuni dicono che l’uomo per natura sarebbe buono ma l’ambiente, la società lo corrompono e lo rendono cattivo. Ma se l’ambiente è composto da uomini naturalmente buoni (singolarmente) come mai quando sono insieme e formano una società questa diventa capace di generare cattiveria? Perché succede che magari in un gruppo o in mezzo a una folla l’uomo commette azioni che, da solo, mai sarebbe giunto a compiere

La risposta potrebbe essere forse un po’ più semplice, che alla fine siamo tutti portati a pensare in qualche modo che essere buoni sia un po’ da fessi, mentre è importante nella vita avere successo, arrivare primi, essere invidiati e ammirati e questo non si raggiunge con le azioni buone (al massimo si diventa santi, ma dopo la morte), mentre in questa mondo è meglio percorrere altre strade e queste, nella gara della vita, possono richiedere la capacità di far stare indietro o addirittura far cadere gli altri per avvantaggiarsi con qualsiasi mezzo anche quelli scorretti o addirittura malvagi.

Ecco perché in fondo siamo tutti un po’ cattivi perché seguiamo la nostra natura. Certo poi ci sono quelli che diventano “tanto” cattivi ma allora bisognerebbe conoscere la storia della loro vita per capire come lo sono diventati, attraverso quali condizionamenti, quali strategie, non sono cattivi ma sono stati fatti diventare cattivi!

Esiste il male?

Come no! Si risponde alla notizia di un attentatore kamikaze che si fa esplodere in un mercato quotidiano o nel mezzo di un concerto.

Esiste il mare di fronte un femminicidio di un marito o fidanzato che non tollera che la sua moglie o fidanzata lo lasci? Come no!

Esiste il male in un politico o amministratore che prende delle mazzette da un industriale? Si ma solo se si fa beccare perché così finisce male, ma se è tanto furbo….

Esiste il male se alcuni godono di ogni bene materiale al di là dei loro bisogni e altri che invece quasi muoiono di fame mancando anche del minimo necessario alla loro sussistenza? Ma, dai cosa c’entra? esistono persone che hanno saputo farsi valere nella vita (ma come?). Hanno delle qualità e quindi dei meriti, mica è colpa loro se altri più sfortunati non c’hanno saputo fare o sono nati nel posto sbagliato!

Nota: forse sarebbe meglio usare il termine “azioni cattive”, se no uno va a pensare che ci sia un sostantivo che identifica non si sa bene cosa. Del resto, diciamo che esistono persone buone, che fanno azioni buone, ma che non è giusto pensare al Bene (sostantivo, vedi il capitolo precedente) come una categoria astratta.

Ma, mentre siamo tutti convinti che dare un calcio a un compagno produce sofferenza e quindi è sicuramente un’azione cattiva, che sia male anche la povertà che c’è in tanti paesi nel mondo siamo anche d’accordo, però di chi sarebbe la colpa? In questo caso pensiamo che sia una cosa che capita come i terremoti, le inondazioni, cioè delle fatalità, sinonimo di sfortuna.

Una delle caratteristiche dell’uomo è che non è obbligato a fare il male, se lo fa, lo fa per scelta. Su questo siamo tutti d’accordo, ma alcuni mica tanto, perché si pensa che l’uomo non possa agire liberamente, ma sia costretto a un certo comportamento dalle condizioni di vita, dalla società, dalla sua costituzione fisica e mentale, insomma non sia libero e quindi non del tutto colpevole di quello che lui compie, un po’ come a scuola, quando di un alunno svogliato si dice che è colpa della famiglia che non lo segue, dei problemi della crescita, che ha dei limiti, e allora magari lo si promuove alla classe successiva ma non si promuove l’alunno, cioè non lo si fa crescere, maturare, lo si fa restare sempre allo stesso livello. La persona secondo questo modo di pensare viene deresponsabilizzata dei propri atti. Capita questo molte volte nei processi per qualche delitto quando l’avvocato difensore cerca di far apparire non pienamente sano di mente il criminale.


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