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È in arrivo il Natale e per tradizione quasi tutte l nostre scuola si apprestano a celebrare in vari modi questa ricorrenza, di solito con molti canti di ispirazione religiosa. In molti istituti fioriscono pure i presepi. Puntualmente la stampa riporta la ricorrente questione: accade che alcune scuole non fanno nulla o celebrano questa festività con manifestazioni “laiche”. Di conseguenza si scatenano le polemiche di coloro a cui l’assenza dei canti tradizionali e del presepio non va giù.
Ora, per quanto dicono i giornali, dai dirigenti scolastici e consigli di classe, che rifiutano la tradizione religiosa natalizia vengono portate due motivazioni: l’estraneità a questa ricorrenza di alunni, che sempre più numerosi nelle nostre scuole, ma ancora minoranza, non appartengono alla religione cristiana. Si instaurerebbe una qualche forma di discriminazione.
Questo argomento suscita l’indignazione di coloro che vedono messa in pericolo la nostra “identità”, un cedimento alle pretese di assoluta parità, anzi addirittura di supremazia, di coloro che ci stanno “invadendo”. Quindi, ciò favorisce la speculazione politica di chi ritiene che, attraverso una spontanea o guidata, indignazione di molti genitori, si possono ricavare vantaggi. Ma qui non approfondisco questa questione perché m’interessa più la seconda motivazione.
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