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Ed eccoci quindi alla pars construens
Molti sono gli aspetti formativi richiesti per l’educazione integrale di una persona a cui la scuola è chiamata a rispondere, solo per citarne alcuni: apertura mentale, capacità di comprendere la realtà, affrontare le prove…, e l’elenco può continuare.
È vero che quando studia e impara l’allievo si confronta con una pluralità di prove e di esperienze e la crescita si sviluppa quotidianamente, tuttavia ci si chiede se sia possibile, utile e magari anche necessario dare spazio ad occasioni più mirate della formazione di una autocoscienza.
Poiché qui è stato toccato il tema della gestione delle paure, guardiamo con più attenzione ad esso.
Si è detto che la paura deve essere riconosciuta, successivamente affrontata. Il primo compito è per l’individuo la capacità, oltre di riconoscerla, di giudicarla.
Quasi tre passaggi, si è detto, sono definibili nella misura in cui l’individuo ha le capacità di razionalizzare.
Noi usiamo molte volte termini scolastici come introduzione alla storia, corso di lingua straniera, attività di orientamento... ; perché non pensare che sia anche necessario anche un “avviamento al pensare”, come esperienza di interiorizzazione personale e di giudizi originali della realtà.
Le forme attraverso le quali possa essere realizzato questo avviamento al pensare, sia pure in forma sperimentale, dal momento che non sono organicamente previste nell’ordinamento normale, devono essere in qualche modo previste attribuendo ad esse tempi e risorse, oltre che una certa professionalità da parte di un docente, o in senso ampio un addestratore (da preferire al termine “esperto”).
Entriamo così nella formazione di avviamento all’attività di introspezione, alla luce di quel grande principio fondante il pensiero occidentale e non solo, dell’avvio del “conosci te stesso”, che torna ad essere, forse, la cosa più importante che si può fare a scuola.
Se già come avvio alla interiorizzazione il proposito è ardito ma necessario, esso si accompagna anche alla necessità di abituare a un linguaggio concreto, possibilmente non fatto di slogan con una ricchezza di linguaggio almeno un po’ superiore a quella che viene oggi usata dai ragazzi e non solo. Il ragionare dovrà essere costruito anche sulle regole logiche con cui si esprime il pensiero. Diversi anni fa ho condotto un corso di avviamento alla filosofia per un gruppo di alunni di seconda media. È stata una sperimentazione non isolata, perché attraverso le indagini in rete ho scoperto che questa è già una pratica avviata, anche diffusa e con risultati apprezzabili. Il risultato di questa esperienza è riportato nel presente sito.
Corso di filosofia per raggiungere quali obiettivi? Mi limito a un semplice elenco:
- Attraverso lo sviluppo di processi mentali, si raggiunge nel tempo una capacità di riflessione critica, che diventa anche abitudine ad una valida elaborazione di convinzioni fondate.
- La capacità di parlare ascoltare e dialogare deve essere rafforzata con l’educazione al rispetto dell’altro, discutendo anche, in modo partecipato, opinioni diverse, dimostrando di sapere correggere i propri punti di vista, o magari integrarli, rifiutando in partenza tutto quello che viene urlato con slogan e insulti, purtroppo ormai dimensioni normali di qualsiasi confronto.
- Nella scuola non si può escludere la dimensione della ricerca, che parte da una domanda e porta alla definizione di un problema. Abbiamo detto che per il superamento di paure personali si trova un forte aiuto dal sapere porre una domanda e confrontarsi con le risposte. È così che si arriva all’autocontrollo delle proprie emozioni, dello sconforto, dello scoraggiamento.
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