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SIAMO SEMPRE IN RICERCA... COME... PERCHÉ?

 

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Stavolta dovrai alquanto faticare, anche perché devi cominciare a esercitarti nel “riflettere”. Infatti, stiamo entrando nella parte centrale e più importante del nostro laboratorio.

Facciamo il punto: ti sei accorto che siamo in una scuola diversa da quella a cui sei abituato? Di solito nell'altra scuola devi memorizzare molte cose, qui, invece, devi imparare a rispondere a domande, perciò devi:

  • capire la domanda,
  • pensarci un po’ (o molto) su
  • e, infine, provare a rispondere.

Facendo queste tre cose, però, hai cominciato a riflettere! Ti accorgi che non è facile?

Quante volte nella giornata facciamo domande?

Come esseri umani, abbiamo in comune una caratteristica: siamo fondamentalmente curiosi e questa nostra qualità ci spinge a “curiosare”, cioè ad andare a cercare risposte a domande che ogni giorno ci facciamo, che vanno dalle più banali, talvolta sciocche (la curiosità dei pettegolezzi: “Sarà vero che la Cristina, come pare, si è messa con il Gianluca?”), fino a quelle più importanti (“Che ci faccio qui a questo mondo?”).

Capisco che una persona fa una domanda dal tono e dall’espressione: “Mi scusi, mi può dire dove si trova via Alessandro Manzoni?”. Nelle frasi scritte uso il punto interrogativo.

Il guaio è che alla domanda bisogna (di solito) rispondere, se no si fa scena muta.

Ci sono però delle strane domande, che non richiedono risposte. Sono le cosiddette domande retoriche del tipo: “chi non è d'accordo che dobbiamo essere sempre più generosi?”. Ovviamente tutti sono d'accordo a parole ma nella realtà…

Esercizio: porta due esempi, a scelta, di domande retoriche.

Rispondere è facile se la risposta la si sa (come si chiama tuo nonno materno?... quando compi gli anni?... ).

Ma se mi si chiede: quali sono i principali monumenti della tua città? Per rispondere devo fare una ricerca (mi devo, cioè, informare, andare a cercare).

Di solito le domande le facciamo ad altri, ma se io chiedo “come mai la mia compagna di banco oggi è arrabbiata con me? Che cosa le ho fatto?”, a chi faccio questa domanda?

Perché, con la scusa del concorso, la vostra guida[1] insiste sulla Ricerca?

Molto semplice: egli fa delle domande e tu devi darti da fare per trovare la risposta[2].

Da ricordare assolutamente:  fare domande (quelle giuste) e trovare risposte (quelle giuste) è una delle attività della nostra vita che noi mettiamo in pratica ogni giorno e tra le più importanti.

Partiamo da queste due domande: quanto sei curioso?
E se hai qualche curiosità, quanta fatica sei disposto a fare per soddisfarla?

Poca, dici tu, basta trovare qualcuno che dia la risposta senza far tanta fatica per cercarla. Il tuo intervento riflette quello che è l’atteggiamento più diffuso: accontentarsi di una qualsiasi risposta, basta che la dia la televisione, un giornale, un amico… Se poi quella la risposta giusta è un'altra questione e, in fondo, non è di nessuna im­portanza.

Ma ci sono curiosità e domande importanti.

Sapere chi ha vinto l’ultima edizione de Il Grande Fratello a chi interessa? È una curiosità momentanea; anche se nessuno me lo dice, non m’importa. Non vado a perderre tempo e fare fatica per una domanda così inutile.

“Che regalo posso chiedere alla zia Genoveffa per il mio compleanno?”

  • Ecco una domanda un po’ più importante per me. È pure un po’ impegnativa; meglio che ci pensi un po’ su. Non è proprio facile. “Io vorrei… ma la zia Geno­veffa è disposta a…”. Alla fine decido: l’incontro tra il mio desiderio per il regalo e la generosità (!) della zia Genoveffa mi porta a proporle quell’oggetto.

I nomi dei 7 re di Roma?”

  • Devo ricordarmeli per l’interrogazione. È meglio che mi dia da fare per fissare nella mia mente il loro nome…

Esercizio: prova a scrivere qui una domanda importante che un giorno ti sei fatto (anche se non hai trovato la risposta).

Partiamo da questa domanda: hai mai fatto una ricerca per la scuola a casa? Come te la sei cavata? Ma sei sicuro di essere capace di fare una ricerca scolastica?

Risposta di tutto il gruppo: Siamo bravissimi. È semplice, prima abbiamo cercato (dove? Su una enciclopedia, su Internet?) e poi abbiamo copiato!

Ecco qui arriviamo al pezzo più importante (i grandi direbbero: il salto di qualità) di questo nostro percorso.

 “Nella notte di nebbia ... un assassinio nel castello”

Sei appassionato di polizieschi?Osservazioni molto importanti le puoi fare partendo da quello che ricavi da questo racconto poliziesco, scritto da Riccardo, un ragazzo di scuola media (un po’ più grande - ma solo un po’ – di te!)[3] qualche anno fa. Magari, tu lo avresti scritto meglio?

Il racconto è un pretesto per farti ragionare, quindi la storia interessa poco, ma devi stare attento a come si comporta il personaggio di cui si parla qui. Facendo l'esame di questo racconto, imparerai veramente un sacco di cose importanti, un po' difficili, forse, ma che saranno particolar-mente utili proseguendo nella tua carriera scolastica.

“Eccoci qui in una fredda e desolata brughiera scozzese, e là, in cima a quella collina un castello, scuro e tetro. Pare che vi abiti un certo conte Mc Morton, una persona di cui non si sa molto: vive sempre tra le mura del suo castello, insieme al suo fidato maggiordomo e alla sua grassa governante.

Un certo venerdì, diciamo venerdì 17, si viene a sapere che il conte è morto; le autorità, pensano che la sua sia una morte naturale, ma per il nostro eroe, l'ispettore Richard Holmes, questa morte improvvisa pare sia opera di qualcuno. Il giorno dopo allora decide di recarsi al castello di Mc Morton, per svolgere delle indagini.Bisogna sapere che Richard Holmes in passato aveva risolto molti casi che la polizia britannica aveva abbandonato, per questo molte persone con la coscienza sporca avevano paura di lui.

Entrato nel castello del conte, il nostro eroe (di cui, modestamente, io sono discendente) fu colpito da una sagoma scura che lo spiava dalla finestra. Per tutta la mattina si diede all'interrogare i presenti; venne a sapere che il conte doveva essere morto tra le 9 di sera (perchè l'aveva visto il maggiordomo ancora vivo) e le 6,30 di mattina quando la sua domestica lo aveva trovato disteso nel suo letto. Accanto un bicchiere che, all'annuso, rivelava un odore sospetto. A quel punto, l'ispettore sospettò che autore della morte fosse la domestica o il maggiordomo, visto che era impossibile che altre persone fossero entrate nel castello assai munito.

Egli passa perciò alla fase più critica del lavoro, quella di cercare le prove. Richard lascia soli i presenti (maggiordomo e domestica) per investigare nel castello; prende la sua borsa, dove sono chiusi i suoi arnesi ultra moderni (del 1891) e da lì estrae la sua fida lente e la sua pipa marrone che usa per fare le bolle di sapone, e scompare nelle sale di quel tetro castello.

Quella sera il maggiordomo e la domestica, mentre erano in attesa del giudizio dell'ispettore, discutono animatamente fra di loro. La cameriera accusa ad alta voce il collega e nel castello rimbombano le urla dei due litiganti. Proprio in quel momento i due sentono dei passi nel corridoio, e il loro cuore comincia a battere più forte fino a quando la porta si spalanca, mostrando l'alta figura dell'ispettore. Egli subito esclama: l'assassino è … (un brivido corse nella sala!)... il Maggiordomo.

 Ma come aveva fatto ad arrivare così presto a una conclusione?”

Il nostro ispettore ha fatto un'indagine poliziesca cioè ha fatto una ricerca (quasi come quelle che fate voi a scuola!).

Che cosa deve cercare in questo caso il nostro ispettore? Risposta facile: trovare un assassino. Ma, per arrivare alla fine della sua ricerca, deve fare tanti passi, uno alla volta, cioè deve fare delle ricerche intermedie, solo così arriva alla fine.

Scrivi la definizione dell'aggettivo intermedio[4]

Ma quali sono stati questi passi intermedi nell'insieme delle azioni che, tenendo presente lo scopo, l'ispettore deve rigorosamente seguire?

La Domanda[5]

È il punto di partenza. L'ispettore ha un compito da assolvere, una domanda a cui rispondere: Chi ha ucciso il conte? Per rispondere deve svolgere una ricerca, che nel suo caso, si chiama “indagine”. Il compito appare difficile, ma il nostro ispettore ha qualche carta in mano da giocare. Infatti osserviamo che:

  1. L'ispettore ha delle competenze.
  2. Quali competenze deve avere un bravo poliziotto che fa una indagine?Ha esperienza. L'esperienza gli è ve­nuta dalla pratica e con il tempo. Ha preso anche lui le sue brave cantonate, ma non si è mai perso d'animo. Ha approfittato degli errori per correggersi e fare me­glio.

Nota della Guida: quali competenze ed esperienza ha il nostro gruppo quando esegue delle ricerche a scuola o a casa? Siamo stati tutti d'accordo: nessuna e, sicuramente, con ragione. Ci sarebbe da preoccuparsi se, già nei primi anni di scuola, si fosse in possesso di esperienza e competenza, saremmo di fronte a dei mostri, invece che a ragazzini. Ma non devi preoccuparti, per esperienze e competenza hai tanti anni davanti.

  1. L'ispettore segue un metodo.
  2. Egli, infatti, sa che la prima cosa che gli serve è il mag­gior numero di informazioni.
  3. Pertanto egli valuta le circostanze. Non sapendo ancora chi ha ucciso il conte, stabilisce tutto ciò che ha qual­cosa a vedere con il fatto e si chiede: come (il modo) è stato ucciso?, quando? (il tempo), dove? (il luogo).
  4. Una importanza tutta particolare invece la dedica a ri­spondere al perché? (la causa) Si tratta del movente, che, come tutti gli appassionati del giallo sanno, nell'inda­gine è la cosa più importante: il furto dei soldi che teneva nel cassetto? Oppure un odio per un torto subito?

 Nota della guida: osserva che senza volere abbiamo qui imparato (quasi) tutto sull'analisi logica: c'è un soggetto (il conte), un predicato (è stato ucciso-trattandosi di un verbo al passivo non ci può essere complemento oggetto), vari complementi (mezzo/mod: col veleno in un bicchiere, tempo: di notte, causa: per qualche motivo, agente: da qualcuno; luogo: in camera da letto). Riassumendo: Chi? Da chi? Dove? Come? Quando? Perché?

  1. Ma anche conoscere il personaggio ucciso ha la sua importanza. Chi era questo conte? Aveva amici o ne­mici? Aveva ricevuto minacce?

Sarebbe stato interessante per il nostro ispettore fare tutte queste domande direttamente al Conte, ma, essendosi questo definitivamente, magari non proprio di sua voglia, sottratto alle incombenti necessità dell'indagine, il nostro deve accontentarsi di racco­gliere testimonianze indirette.

Queste hanno lo svantag­gio che sono mediate (cioè l’ispettore deve tenere conto dell'opinione, dell'interesse, della simpatia o antipatia che hanno coloro che parlano, nel nostro caso, del signor Conte).

Per eseguire il suo compito il nostro ispettore:

  1. Ha degli strumenti: osserva attentamente il luogo del delitto (attenzione: l'osservazione è la qualità che do­vete sviluppare meglio in prima media: osser­vare e vedere non sono la stessa cosa!

Esperienzaapplicata dal nostro laboratorio.

La Guida entra in classe. Vede un gruppo di ragazzini che lo aspettano sparsi nell’aula. Dopo un po’ osserva che i quattro maschietti (che sono la minoranza), si sono radunati tutti assieme sui banchi infondo all’aula. Si fa una domanda: “è un caso, oppure succede sempre così?

Forte della sua esperienza “si” risponde…

Rifletti: qual è, invece, la tua opinione circa questa osservazione?

 

Completa le due seguenti frasi proposte:
andando per strada ho visto che …
andando per strada ho osservato che …

  1. E' attento ai dettagli e scopre che il conte prima di mo­rire aveva bevuto un liquido sospetto, in parte ri­masto nel bicchiere.
  2. Può servirsi di collaboratori che lo aiutano nell'in­da­gine (mica è capace di fare tutto!), ad esempio può far eseguire delle analisi chimiche dalla polizia scienti­fica.
  3. Non solo può, ma sa anche interrogare, fare le do­mande giuste, studiare le risposte.
  4. Alla fine, prima di arrivare alla verità, che è lo scopo della ricerca comincia ad avere dei sospetti. I so­spetti sono come delle tracce in montagna, pos­sono portare a trovare l’animale che sto cercando o per­dersi da qualche parte, però non si possono scartare.
  5. I sospetti portano a fare delle supposizioni, che chia­miamo ipotesi e queste sono l'anticamera della rispo­sta (aver trovato la verità).
  6. Ma non è ancora sufficiente. L'ispettore deve trovare la prova o le prove. Deve cioè sottoporre a verifica i propri sospetti. Se il colpevole confessa, tanto meglio, altrimenti bisogna trovare delle prove indirette (i testi­moni, per esempio) e sperare che siano quelli giusti, cioè bisogna in qualche modo fidarsi, perciò i testimoni devono essere attendibili.

Secondo te, chi è più attendibile: il pastore della par­rocchia o l'ubriacone dell'osteria accanto al castello? Ci sono dei testimoni sospetti, perché magari hanno degli interessi o dei legami con qualcuno dei personaggi...?

  1. Alla fine, il nostro ispettore (se è fortunato) arriva alla conclusione della sua ricerca, è giunto alla verità: è stato il maggiordomo. Infatti, in tutti i gialli che si rispet­tano è sempre il maggiordomo il colpevole (perciò non occorreva poi fare tanta fatica!). L'ispettore può arri­vare a una verità certa (e infatti ha acquisito le prove!), altri­menti si deve accontentare di prove indirette, che si chiamano: indiziarie (e, infatti, nel nostro rac­conto alla fine il maggiordomo, che non ha confessato, è stato poi assolto “per insufficienza di prove”!)[6].

Nota della guida: così rispondiamo alla curiosità di *** , che insiste continuamente nel conoscere particolari inutili e come va a finire la storia[7], invece di concentrarsi sulle domande!

Attenzione: capita spesso di uscire dalla strada principale per vagabondare un po' di qua un po' di là, a casaccio, così si perde tempo e si rischia anche di perdere la strada. Meglio stare nel sentiero ben tracciato dall'insegnante. Vi ricordate che ne abbiamo parlato precedentemente?

  1. Il tribunale che giudicherà il maggiordomo darà un voto alla ricerca dell’ispettore: se condannerà, è come se dicesse che Richard Holmes ha fatto una buona ri­cerca, se lo assolverà è come se desse un voto di insuf­ficienza. Questa è la fase della verifica del lavoro dell’ispettore.

Fare la spesa al supermercato è sempre “una ricerca”.

La “ricerca” la fai solo a scuola? Tutti coloro che frequentiamo fanno ricerca senza star lì a rompersi l’anima con grandi ragionamenti. Ecco un esempio “familiare”. Infatti, anche i genitori, quando fanno la spesa settimanale, devono per forza seguire le regole della ricerca. Rifletti.

  1. I genitori hanno un obiettivo: fare la spesa per tutta la settimana. Perciò, devono mettersi in movimento.
  2. Essi partono da una serie di domande: cosaedove trovare? Che cosa mi serve per la settimana? Per non perdere tempo, mi organizzo preparando l'elenco di tutto ciò che mi serve.
  3. Devono sapere esattamente dove trovare quello che serve loro. Devono, perciò, fare una prima scelta. Devo recarmi in un supermercato, ma quale supermercato scelgo, quello vicino a casa, quello un po' più distante ma più econo­mico? Spendo un po' meno, ma devo consumare anche della ben­zina, mi conviene?… Una volta giunti al super­mer­cato, si guardano attorno per sapere come è or­ganiz­zato e come conviene spostarsi senza perder tempo e fare giri a vuoto.
  4. Devono sapere scegliere, ed è la cosa più difficile. Non devono, infatti, lasciarsi distrarre da tante cose che non entrano nell'elenco preparato (le musichette del super­mercato non sono messe lì a caso!). Si ri­schia di portare a casa cose che non servono e magari di­menticarsi di quelle necessarie. Per scegliere anche un solo prodotto, mentalmente, devono fare dei ra­giona­menti: quale confezione mi conviene? Cosa mi dice la pubbli­cità, cosa mi dice invece il mio ragionamento? Ho già provato questo prodotto e mi ha soddisfatto?...
  5. Il lavoro di ricerca e di scelta si conclude con un pro­dotto. Per il nostro ispettore il prodotto della sua ri­cerca è stato aver individuato il mag­giordomo come colpevole, qui invece il pro­dotto è il carrello che viene portato alla cassa.
  6. C'è alla fine la valutazione (verifica) del “pro­dotto” (cioè di ciò che porta a casa): se metà della roba comperata al supermercato rimane nel frigorifero e poi alla fine viene but­tata perché scaduta, vuol dire che la ricerca è stata fatta male, si è perso del tempo e, soprat­tutto, del denaro. La prossima volta, quindi, si farà me­glio, imparando anche dai propri errori.

Abbiamo, perciò, imparato che fare ricerca è agire, eseguire un compito, seguendo certe regole che ci portano a fare la cosa giusta nel modo giusto. Non è un'attività solo per studenti, ma per tutte le persone che vogliono vivere in maniera consapevole e responsabile.

L'ispettore Holmes va alla ricerca della verità.

Ti ho proposto qui la riflessione sul fatto che l'uomo è l'unico essere che si pone delle domande e che è sempre alla ricerca di qualche verità. Ora ti propongo di esercitarti con qualcosa di difficile: sapresti scrivere una frase con le seguenti parole:

Verità,
Certezza,
Dubbio
,
Sospetto  

Puoi usare anche i relativi aggettivi: vero, certo, dubbioso, sospettoso.

Il GRANDE CONCORSO: I servizi del Comune per i ragazzi

A me non ne va bene proprio una: presento domande sempre più difficili e tu rispondi in modo esatto. Come fai? E io come faccio a farti fare qualche errore? Sempre più difficile! (Chissà per me, non per te).

Stavolta ho pensato a delle domande che riguardano i luoghi pubblici della tua città.

Probabilmente, cercare risposte su Internet non ti dà soluzioni, a meno che la tua città non sia così importante. Devi trovare tu le “fonti”? È impossibile rispondere se non vai a chiedere a qualche persona esperta, che sia informata per lavoro (il Dirigente della scuola o l’Assessore ai Giovani del Comune vanno bene).

È una occasione per iniziare a fare qualche intervista, attività questa fondamentale in quasi tutte le attività di ricerca[8]. Cominci a capire che, per svolgere una ricerca, si deve andare a cercare delle informazioni da chi è in grado di fornirle[9].

Anche chi scrive la storia, deve prima documentarsi cercando di trovare tutte le informazioni che gli servono al posto giusto (ti ricordi che abbiamo parlato di archivio?) e dalle persone giuste.

Non dimenticate poi quanto serva la memoria per ricordare fatti e avvenimenti!

  • Come si chiama il sindaco attuale della tua città e in quale anno è stato eletto? Chi fu il suo predecessore? Quando scade il suo mandato? Da quanti consiglieri è composto il Consiglio Comunale?
  • Nel tuo comune o nella tua scuola è presente il consiglio comunale ragazzi? Da chi viene eletto e quanto dura in carica?
  • Esiste una mensa scolastica? Qual è il suo costo per l'utente?
  • Esiste un trasporto scolastico? Qual è il costo di un abbonamento mensile?
  • Il Comune ha istituito un servizio volontario per l'assistenza pre o postscolastica per i ragazzi delle elementari e delle medie?
  • Esistono luoghi e occasioni di socializzazione (incontro) per ragazzi (spazi comunali, parrocchiali, associazioni, scouts…)?
  • A tuo giudizio, ci sono difficoltà per la partecipazione dei tuoi coetanei?
  • Ne frequenti qualcuno?
  • È presente sul territorio una biblioteca civica? Riporta il suo indirizzo; quanti volumi contiene? Quanti im­piegati vi lavorano?
  • Quali sono i principali gruppi sportivi presenti? Da chi sono finanziati?

La ricerca qui assegnata richiede molto tempo e anche un certo impegno, per cui sarà impossibile rispondere con completezza tutte le domande. Pertanto, vincitore di questo concorso sarà colui che avrà raccolto la quantità maggiore di informazioni, ovviamente sempre corrette.

Un suggerimento.

Sicuramente nell'esecuzione della puntata del concorso appena assegnata non sarai riuscito a raccogliere tutte le informazioni richieste. Non si trattava, infatti, di trovare una singola risposta, ma si dovevano raccogliere, pure all'interno della stessa domanda, più elementi.

Immagina ora di mettere insieme i tuoi dati con quelli raccolti dai compagni del gruppo, i quali, sicuramente, avranno fatto pure essi la loro parte. Il numero totale delle informazioni raccolte non soltanto risulterà più numeroso, ma queste si completano e, alla fine, il risultato di un'indagine sarà sicuramente maggiormente ricco e preciso.

Ecco, quindi, che quello che all'inizio era soltanto una “ricerca personale” diventa l'esecuzione di un “lavoro di gruppo”: una conquista certamente non da poco.

 

 



[1]                      Hai notato che qui mi definisco come “guida” e non come “insegnante” per sottolineare il mio ruolo, anche se chiaramente ogni insegnante è sempre una guida.

[2]                      A meno che, ma speriamo di no, l'incarico lo affidi per intero a qualche persona gentile, come un nonno o il fratello più grande che, volendo liberarsi subito di te, ti dà la risposta giusta).

[3]                      Ho assegnato pure a te di scrivere un testo libero. Non devi essere per forza bravo come chi ha scritto questo racconto in modo spiritoso, però, può emergere che, forse, pure tu hai le doti per diventare uno scrittore famoso.

[4]                      Concetto di “processo”. Presuppone che ci sia una azione prima e una azione dopo e che queste siano concatenate. Se l'azione segna un avvio, vuol dire che essa è l’azione iniziale Se essa non ha un seguito vuol dire che è conclusiva. Se tu prima prepari la tavola, ti siedi, pranzi, sprepari e lavi le stoviglie, quali sono le azioni intermedie?

[5]              Ricerca o approfondimento? Quando fai una ricerca per casa, cerchi cioè maggiori notizie su un argomento scolastico e le riporti magari con sistema copia-incolla da qualche enciclopedia on-line, questo ti permette di avere più notizie di quelle che ti offre magari il tuo libro di testo. Questa tua fatica la puoi considerare un approfondimento, ma è in qualche modo sbagliato chiamarla “ricerca”, perché questa nasce sempre da una “domanda”, come ci fa capire l'esame di questo racconto super-horror-giallo, che hai appena letto.

[6]                      Ovviamente, non può essere assolto perché "il fatto non sussiste", infatti il conte è stato proprio ucciso, ma, alla fine, non si sa da chi.

[7]                      La storia, infatti, è solo un pretesto costruito ad arte, ma non è la trama che attira il nostro interesse!

[8]                      Ritieni di avere qualche problema di timidezza nell’affrontare adulti che, solitamente, conosci solo di nome e non hai mai incontrato?

[9]                      Con che cosa puoi conservare le informazioni che ti sono date: con la memoria, con penna o foglio o con un registratorino portatile?