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La paura compagna di vita

Il problema è che non possiamo sfuggire alle paure, possiamo invece affrontarle. Questo è il compito pedagogico. A ben vedere siamo tutti toccati da mille diverse paure, alcune ce le portiamo dentro dalla nascita e sono legate al nostro carattere, altre si innestano a causa di spiacevoli esperienze, altre sono introdotte dal vivere quotidiano non facile e scontato particolarmente nel nostro tempo. Possiamo affermare con sicurezza che nessuno è completamente libero da più di una forma di paura.

Tante paure appartengono al vivere in un determinato tempo storico, così se la chiesa tanti secoli fa invitava i fedeli a pregare: “a peste, fame et bello libera nos Domine” (le tre grandi paure storiche che caratterizzavano il medioevo e i secoli successivi) con quali litanie le sostituiremmo oggi per essere liberati dalle “nostre” paure?

Dare paura, creare paura

Ma a noi in questo momento interessa pedagogicamente un altro tipo di paura, che possiamo chiamare “indotta”, cioè tutte quelle che non nascono spontaneamente in qualche occasione ma sono costruite all’esterno ad arte e spesso con scopi ben precisi.

Immaginiamo un possibile esempio: un bambino può essere veramente spaventato se la maestra dell’asilo gli racconta una favola nella quale agiscono streghe cattive e mostri.

L’induzione della paura attraverso l’utilizzo della minaccia, associata pure a forme di violenza nel rapporto educativo di una volta (ora non sarebbero giustamente più tollerate) era esercitata per ottenere l’obbedienza e l’adesione a determinati comportamenti. Oggi queste forme hanno perso efficacia non solo per una maturazione dell’educatore ma perché effettivamente fanno meno paura, dal momento che ci sono maggiori difese. Così va detto che una volta, nell’educazione religiosa e nella pretesa dell’osservanza dei comandamenti, si usava la minaccia di castighi da parte di Dio e, attraverso l’esercizio della paura, si mirava ad un controllo della comunità. Indubbiamente, nel passato la paura di castighi era lo strumento fondamentale per dare un preciso indirizzo ai comportamenti e alla crescita di una persona.

Oggi, talvolta in modo rozzo, talaltra con strumenti ben più raffinati, è sempre attraverso forme di paura che chi è al potere lo mantiene e lo esercita.

E quindi, tra le paure indotte collochiamo quelle che vengono create ad arte da chi possiede mezzi di suggestione e di controllo con scopi precisi, ad esempio quello di diffondere le proprie idee, per rafforzare un proprio potere.

In questo caso la paura, proprio per l’efficacia che hanno i mezzi di comunicazione oggi, assume i caratteri di un’epidemia che si diffonde molto rapidamente se non ci sono anticorpi che la blocchino, si sa infatti che influenze ed epidemie intaccano soprattutto le persone più deboli e fragili.

Ora il mezzo di diffusione più praticato è un uso strumentale e suggestivo del linguaggio.

Ne abbiamo un classico esempio proprio in questi tempi: il fenomeno dell’arrivo non previsto di decine di migliaia di migranti è sicuramente un problema che richiede soluzione e interventi adeguati, ma se questo fatto diventa “invasione” perché così viene trasmesso e percepito attraverso una suggestiva comunicazione da parte di media o di forze politiche, è chiaro che le soluzioni non diventano più praticabili, la paura avanza e può diventare incontrollabile creando problemi sociali.

Anche il pessimismo odierno ormai così generale è frutto di una forma di paura: “tutti sono ladri”; “gli amici ti fregano sempre”; “non puoi fidarti di nessuno” sono gli input che quotidianamente ci giungono.

Se la realtà è questa, noi poveri mortali cosa possiamo farci? E da qui nasce la fuga dall’impegno, nel proprio privato che ci dà sicurezza (forse) e dalla partecipazione e dalla voglia di dare il proprio contributo.

Ma la realtà è proprio questa? O è quella che ti fanno credere? Che cosa mi dice la mia esperienza personale?

Combattere contro le paure è fondamentale compito

Dell’uomo che vuole vivere in pienezza la propria umanità.

Abbiamo paura quando ci sentiamo minacciati. Se avere giustamente dai timori è segno di buon senso, la paura, col significato sopra indicato di paura indotta, è sempre costantemente presente e noi, se non rinunciamo in partenza, abbiamo il compito di combatterla sempre. Diventa un compito fondamentale perché prioritario alla crescita della persona nella libertà. È come dire che siamo sempre in una battaglia.

In fondo anche la Bibbia recita nel libro di Giobbe: “Militia est vita hominis super terram”, insomma siamo sempre in combattimento. Non sempre con nemici esterni, per trovare un nostro posto nel mondo e difenderlo, assai più spesso con noi stessi.

Si combatte contro, ma si combatte per. Contro le proprie incertezze, laddove possibile con i nostri limiti, e per la propria crescita.

La prima reazione, come quando ci sentiamo assaliti, è quella di fuggire. Fuggire dalla paura è la reazione istintiva solo che raramente è la soluzione risolutiva. Una forma di fuga è quella di evitare una prova, richiudendosi nel proprio guscio protetto: lasciare agli altri, starsene fuori dai guai…

Infatti, fin dai primi anni di vita ci giungono segnali di avvertimento ad allontanarsi: “stai attento, non allontanarti, è pericoloso... attento a come ti giudicano gli altri...”. In questo caso la paura appartiene perlopiù alla prudenza dell’adulto, anche perché il bambino non si rende conto dei pericoli.

Ovviamente nessuno con un minimo di assennatezza può dire a un bambino: “vai, coraggio, buttati!”. Ma in ogni caso bisognerà che prima o poi gradualmente l’invito al coraggio si sostituisca alla raccomandazione della prudenza (anche se talvolta l’apprensività del genitore tende a spostare sempre in avanti questo momento). È chiaro che nelle raccomandazioni degli adulti non c’è soltanto l’invito alla prudenza, ma spesso queste contengono un invito ad assumere certi comportamenti adeguati a quelli che l’adulto ritiene più convenienti.

E quindi giunge il momento in cui uno deve affrontare tante situazioni della realtà che possono presentarsi come un mondo oscuro, ignoto, che genera ansia.

Ogni timore interno od esterno che entri in noi richiede da parte nostra delle risposte. La prima tentazione, di fronte a una difficoltà con cui si accompagna sempre una dose di paura (di non farcela) sarebbe quella di rinunciare, la soluzione più facile se dipendesse da noi, ma assai spesso non possiamo sfuggire alla prova, per cui alla fine ci si deve buttare; abbiamo scelto di buttarci in modo consapevole, cioè sapendo che cosa vogliamo ottenere?


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