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L'ISPETTORE PRIMA DI TUTTO OSSERVA…
imparare ad osservare è la partenza per esplorare il mondo

 

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Testimonianze e documenti

Con questi si ricostruisce il passato. Affermiamo pertanto che il racconto di un fatto a cui uno è stato presente o ha partecipato appartiene alle testimonianze dirette. È facile trovare testimoni diretti per avvenimenti del passato recente. Contando sulla loro testimonianza tu puoi risalire indietro di circa 80 anni. Ci sono ancora persone che hanno vissuto la seconda guerra mondiale.

I figli che raccontano episodi della vita dei loro genitori sono però testimoni indiretti.

Per fare la storia del passato più lontano, abbiamo bisogno di documenti/testimonianze indirette.

Li chiamiamo nell'uso comune documenti storici. Il tuo libro di storia non è un documento ma può contenere all'interno dei documenti (ad esempio: potrebbe esserci il racconto della battaglia di Canne vinta da Annibale contro i Romani scritto da uno che vi ha partecipato, oppure la giornata di un senatore della repubblica romana in una lettera scritta dallo stesso a un amico…).

I manuali di storia della scuola media sono molto ricchi di documenti, testi scritti, illustrazioni, riproduzioni di quadri eccetera. Ti ricordi l’esperimento che abbiamo fatto con l’esame del quadro Cacciatori nella neve?

Utilizzare le capacità per apprendere/studiare la storia leggendo le immagini è altrettanto importante che studiare il testo scritto.

Alle medie, alla prima lezione di storia, si impara che i documenti sono le fonti con le quali si scrivono i libri di storia.

Possono essere documenti scritti, come il celebre Diario di Anna Frank. Attraverso i suoi scritti conosciamo i sentimenti, le emozioni, le paure di una adolescente olandese ebrea in un periodo nel quale questo popolo era perseguitato e inviato a morte.

I documenti storici non sono solo gli scritti, ma, tutto ciò che racconta in modo fedele la vita di un tempo, quindi, anche oggetti, quadri, ambienti conservati… In molti paesi ci sono musei locali che raccolgono documenti (testimonianze) di storia e di vita locale.

Tieni a mente che non sempre tutti i documenti che possono servire per una ricerca sono pronti e a disposizione, la maggior parte delle volte bisogna andare alla ricerca, bisogna allora sapere cosa cercare e, se è possibile, trovarlo[1].

C'è differenza tra “guardare” e “osservare”.

Dedichiamo ora del tempo per capire meglio cosa vuol dire osservare e magari fare qualche esperimento o esercizio di osservazione.

Il primo esercizio che, sotto la guida dell'insegnante, potresti fare è “guardarti attorno”, vedere con maggior attenzione le cose che hai sempre visto e cogliere aspetti e particolari che prima non avevi notato. L’addestramento può essere fatto pure con semplici esperimenti.

Conduciamo questa piccola esperienza, sembra un gioco, e lo è, ma istruttivo.

In classe invitate un compagno ad uscire dall'aula, disponete sul tavolo un certo numero di piccoli oggetti comuni, quelli che trovate subito o che avete in tasca, fatelo rientrare invitandolo a memorizzare per 30 secondi gli oggetti disposti sul tavolo, coprendoli immediatamente dopo. Successivamente egli dovrà enumerare tutti gli oggetti memorizzati.

Gli daremo un voto per quanti oggetti avrà fissato nella sua mente, magari aggiungendo il maggior numero di dettagli (“un orologio digitale con cinturino nero…”).

Da questo piccolo test impari tre cose:

1               noi possiamo vedere una cosa in generale ( ad esempio un tavolo con degli oggetti);

2               soffermare la nostra attenzione su uno o più particolari.

3               Guardare questi particolari con molta attenzione

Specialmente quando sei in un luogo nuovo, ad esempio in vacanza, ti si presenta un'occasione molto importante per imparare a osservare.

Per capire che cosa avviene attorno a te e quali fenomeni ti circondano, infatti, devi imparare ad osservare.

Se tu sai osservare con attenzione ciò che ti circonda e ciò che avviene, è molto facile che spontaneamente ti sorgano delle domande, cioè, cominci a riflettere (“Ma guarda un po', come mai c'è quella roba lì? Voglio capire meglio…”).

La curiosità non è un difetto, ma il primo modo di “imparare”.

Osservare ora…

Quando sarai allenato dopo i primi esercizi di osservazione, ti sarà facile abituarti a un'osservazione molto più attenta che fa imparare bene e in modo più approfondito.

Ad esempio, in vacanza in luoghi diversi dagli abituali, devi imparare ad osservare non solo le cose che ti impressionano subito, ma anche particolari minori: come sono fatte le case, il modo di vestire della gente, le loro abitudini, cosa mangiano, come cucinano… Impara ad osservare soprattutto ciò che è, o ti sembra, strano, inaspettato, diverso… (magari per scoprire poi che non è tanto strano o diverso…).

Ciò rappresenta uno stimolo per attirare la curiosità ma anche per fare o farsi delle domande su quello che ogni giorno capita sotto i tuoi occhi, apparendoti scontato (e magari proprio non lo è sempre!) e, quindi, non meritevole di osservazione (tanto le vediamo: sono sempre le stesse! e magari quelle sono in cambiamento). Ovviamente, poi, crescendo e diventando più bravo, il passaggio successivo è:

Osservare nel tempo…      

… vale a dire fare il confronto con ciò che altri hanno provato e vissuto in momenti diversi (o anche io stesso: quando ero piccolo, all'asilo, in prima elementare…, come mi comportavo? Perché mi comportavo così? E adesso che sono un po' più grande?…).

 Un avvenimento, un modo di comportarsi che colgo attorno a me, io lo posso comprendere, giudicare, facendo il confronto con esperienze passate personali o di altre persone, per esempio i miei familiari, cogliendo così somiglianze, differenze, cambiamenti.

A questo punto possiamo dire di essere diventati veramente degli “storici” e, quindi, esserti chiara questa idea:

diventare storici non significa(solo) scrivere libri di storia, ma prima di fare questo: essere capaci di cercare nel passato (attraverso le testimonianze dirette, quelle indirette, cioè documenti)soprattutto come la gente sapeva o voleva vivere, per aiutarci a capire come anche noi viviamo il nostro presente.

Il nostro obiettivo è la capacità di raccontare, cioè trasmettere (di solito attraverso la scrittura[2]) ad altri le nostre scoperte sul passato, concentrandoci non su tutto, ma su alcuni momenti, fatti, luoghi, persone della storia (cioè del passato)[3].

Imparare a osservare è solo l’inizio.

Ricordati, tuttavia, che questo percorso di “storia”, che abbiamo fatto assieme nei nostri incontri è solo un piccolissimo passo, ci saranno molti anni di scuola davanti per approfondirlo, capire sempre di più, e, alla fine, comprendere che:

il passato è un maestro che insegna a vivere.

Alcuni difetti che ostacolano l'osservazione.

Osservare sembra facile, ma non lo è. Non è una qualità facile da apprendere in quanto noi siamo portatori di molti difetti che la ostacolano. Dobbiamo, un po' alla volta, combattere i difetti, imparando a esercitare le virtù contrapposte.

Teniamo conto che questi difetti appartengono un po'a tutti.

1               La superficialità. Come dice la parola, lo sguardo di chi è superficiale corre lungo la superficie, non si sofferma, non va oltre, vede solo ciò che appare a prima vista. Non va in profondità, non entra dentro alle cose, si accontenta di un'occhiata e da questa si fa un'idea e dà un giudizio (che è appunto un giudizio superficiale). La maestra darebbe un sei meno meno.

2               La distrazione. Appena visto una cosa, ci si allontana subito (“mi tiro via”, ecco il significato etimologico del termine dis-trazione), si corre sempre da una cosa all'altra senza mai far bene dando il tempo necessario.

3               Causa della distrazione spesso è la fretta. I frettolosi sono gli “impazienti”. Essi non hanno tempo per sostare, devono fare subito qualcos’altro, vogliono risultati immediati (come se, quando pianti gli zucchini, questi dovessero venir fuori il giorno dopo…), soprattutto, non hanno tempo per collegare e mettere in relazione.

4               Ogni azione ha bisogno di tempo e l’osservazione non fa eccezione, anzi… bisogna trovare tempo. Il tempo è denaro, diceva un vecchio proverbio e, come il denaro, bisogna saperlo spendere ed utilizzare con intelligenza.

L'osservazione si fa sempre partendo da un esame: ponendo l'attenzione su qualcosa che è, o che sta accadendo attorno a me. E adesso passiamo a una serie di interessanti esperimenti.

Gli oggetti dell'osservazione:

Osservo un oggetto: osservo l’insieme, la forma, le parti da cui è costituito… È interessante avanzare nell’osservazione imparando a cogliere le funzioni delle singole parti e il loro collegamento (spesso un vaso ha una determinata forma o un particolare manico perché è destinato a una precisa funzione…).

Osservo un fenomeno. Cosa è capitato a scuola oggi? Un esempio tratto dal quotidiano accadimento scolastico: l'insegnante si è assentato per qualche minuto dalla classe, lasciando la bidella a sorvegliarla: che cosa succede? Descrivere esattamente, magari con vivacità e un po' d’umorismo, ciò che accade tra i diversi ragazzi presenti, come varia il com­portamento in momenti successivi (“ragazzi, sta tornando l’insegnante…!”) è un bellissimo esercizio d’osservazione.

Osservo una persona. Descrivo l'aspetto fisico. È la cosa apparentemente più facile, in realtà è molto, ma molto difficile, a meno di non fermarsi agli stereotipi (una descrizione è stereotipa - parola difficile, ma non dovete impararla!-, quando la descrizione vale per una serie di persone quasi simili: è alto o basso…, ha i capelli castani ..., è allegro…). Descrivere “quella” persona non è descrivere “una” persona.

Osservo il suo comportamento, in particolare i gesti in una determinata situazione.

Osservo il volto. Il volto è la cosa più interessante (e più importante) da osservare. Ed è anche la cosa più difficile per un motivo molto semplice: il volto di una qualsiasi persona cambia in continuazione a seconda se la persona è interessata o arrabbiata, se sta dormendo in classe, se pensa alla merenda, se è preoccupato perché teme un castigo a causa di un brutto voto eccetera.

Il viso è l’insieme dei lineamenti della faccia che ognuno possiede: un certo taglio della bocca, la forma del naso, una faccia rotonda od ovale, una fronte alta o più bassa… È chiaro che siamo riconoscibili immediatamente per come appariamo. Nei film gialli ci si maschera con la barba finta, con i baffi, con la parrucca...

Noi comunichiamo con le parole, ma comunichiamo anche con il nostro corpo. Se diventiamo esperti nel campo dell'osservazione, arricchiremo i nostri giudizi con numerosi nuovi elementi.

Per rendersi conto di questo, conduciamo nel gruppo una esperienza piuttosto insolita.

Chiediamo a un partecipante al nostro laboratorio di recitare davanti a tutti una poesia a memoria di sua scelta. In silenzio lo osservi attentamente e, quando ha terminato, immediatamente scrivi due giudizi.

Il primo giudizio lo dai su come ha recitato la poesia: con espressione, in modo piatto? In modo corretto? Comprensibile? Affettato…?

Il tuo compagno non ha parlato soltanto con le parole ma ha espresso anche un linguaggio del corpo. Che cosa è il linguaggio del corpo? Sembra una espressione difficile, ma è invece una cosa che facciamo ogni giorno, ovviamente senza star lì a pensarci.

Stava fermo? Era calmo, muoveva le mani, le gambe? Teneva gli occhi bassi o guardava i compagni?… Tutti questi sono segnali che esprimono la sua emotività e ci dicono come egli stia vivendo questa esperienza per lui nuova: dover parlare, esprimersi in una situazione inaspettata, a cui non era preparato.

Ovviamente, più si è abituati a osservare e più si diventa esperti, più segnali raccogliamo non soltanto dalle parole.

Se il papà è preoccupato, se la mamma è stanca, se il fratello più grande è, come si dice, “fuori di testa”, non occorre che ce lo dicano con le parole, lo comprendiamo anche dal loro comportamento.

Del resto, se una persona vuol esserci amica o vuole mostrare la sua antipatia, non occorre che lo esprima in maniera aperta, ce ne accorgiamo da soli: come si comporta: i suoi gesti, dal suo modo di guardarci, come porge la penna o la gomma al compagno di banco….

Come fanno gli insegnanti a comprendere se gli alunni sono attenti? Possono fare domande per controllare con la risposta, ma, più semplicemente, se ne accorgono molto prima dagli sbadigli, da come si guarda il soffitto, da come si giocattola con la penna o il foglio…

 



[1]                      Infatti, non sempre al cercare corrisponde il trovare: se io mi metto a cercare i segni degli alieni nel passato della mia città, è molto improbabile che io trovi qualcosa. Se si cerca qualcosa, bisogna sapere se si può trovare, altrimenti si perde solo tempo.

 

[2]                      Tuttavia alcuni lo fanno con il cinema, la realizzazione di documentari e, pure, con il teatro. Ma in questo caso il regista non è lo storico, ma si serve del lavoro di ricerca dello storico.

[3]                      Sono convinto che questo sei capace di farlo anche tu, anche se sei ancora all’inizio della carriera scolastica.